Dopo la probabilita' di fotoni che si urtano, precedentemente descritti in T1 e T2 e la formazione di fotoni energizzati che influenzano la frequenza del fotone e la formazione di antimateria, passiamo a ipotizzare altre modalita' d'urto tra fotoni.
(microstato = mcs) 1°
un numero indeterminato di 2 fotoni = n^2 si scontrano con urto elastico nella stessa di direzione con versi opposti, arrestandosi nell'istante t(stop), acquistando energia potenziale = Ep; non sappiamo la configurazione del fotone, se sferica, cubica, poliedrica ecc, comunque sia potrebbe essere dotata (da n......§) protuberanze di forma conoide ognuna di:
volume = r^2x3,14xh/3 e di superficie laterale = (3,14xrxapotema), con possibile variazione di r, h e apotema; nell'urto tra 2 fotoni si genera una Ep – pari all'energia cinetica = Ec assorbita - dovuta dal numero y di protuberanze represse n-y; inerenti alla zona d'urto, creando un'onda energetica potenziale = Ep' alle rimanenti protuberanze z = n-y, in cui la massa del fotone e sua superficie rimangono invariati; segue dopo un tempo susseguente = t°-t(stop), che i fotoni riacquistano la loro p (quantita' di moto) preceduti da un'accelerazione causata dalla Ep accumulata nell'urto elastico (le protuberanze represse simil conoidi dei due fotoni riacquistano la forma conoide o di altra forma, spinte dalla Ep' accumulata): quindi con questa modalita' d'urto i due fotoni variano la loro p. Rimangono indeterminati – nel tempo - dal lato numerico i punti di incontro dei fotoni con la modalita' prima indicata. Quindi dopo il ristabilirsi delle protuberanze fotoniche i 2 fotoni si respingono iniziando a recuperare (in 1/10^9+x sec) la loro p tramite un'accelerazione con p*= p/(N.....1) con N>>>1; al termine dell'accelerazione segue la p ristabilita, con p* = p/1 = p.
mcs 2°
casualmente un numero discreto (n) di 2 fotoni = n^2 che si urtano frontalmente - dipendente dalla modalita' (mcs 1°) - nello svolgersi dell'intervallo di tempo = [t°-t(stop)]n, con il riacquisto parziale della loro p* = p/(N......1) dopo l'urto, lungo la loro direzione con versi opposti – possono essere nuovamente urtati da una quantita' discreta di fotoni (#):
([t°-t(stop)]/[(#)])n - aventi stessa direzione e verso, accumulandosi dietro il fotone frenante = f* – della fase (mcs 1°) - che sta riprendendo la sua p* = p/(N.....1); la sua accelerazione ha una v* variabile inferiore a quella della luce c: v*<<<c e quindi oppone relativamente resistenza ai fotoni che lo urtano e come una molla elastica si accumulano dietro di lui, acquistando la stessa p* = p/(N....1)<p, in (t°-t(stop)n con #fotoni accumulanti, in 1/10^9+m sec (con m>x).
L'accumulo di fotoni determinerebbe acquisto di Ep – con la stessa modalita' della fase (mcs 1°) - sulla superficie di contatto di tutti i fotoni coinvolti: nel primo fotone (il fotone frenante = f* con v*<<<<c) con p* = p/(N....1) la sua Ep è in fase di smaltimento, mentre il 1° fotone# si aggiunge al f* – nella zona d'urto - con n-y' protuberanze simil conoidi represse nella sua superficie anteriore (ma non varia quella totale), disponibili ad essere spinte da una Ep' analoga a (mcs 1°), mentre gli altri fotoni che si accumulano da 1......# acquistano Ep con repressione delle forme conoidi e Ep' pronte a spingere le protuberanze represse analogalmente alla fase (mcs 1°) - nelle zone d'urto - della superficie anteriore e posteriore di ogni fotone tranne l'ultimo della serie che ha una sola repressione delle forme conoidi e Ep' – nella zona d'urto - della superficie anteriore, e la sommatoria delle p dei fotoni urtanti si conformerebbe al primo fotone frenante f* la c, con p* = p/(N.....1) - passando ognuno - sotto decelerazione variandola continuamente nell'ambito dell'intervallo di tempo t°-t(stop).
In un ipotetico evento con urto di n^2 fotoni (che poi diventeranno f*) in a[(t°-t(stop)]/b[(#)] con a = n simultanei di intervalli di tempo; b = n di #fotoni aggiunti ad ogni intervallo di tempo, si evidenzierebbe accumulo di massa, in cui i fotoni accumulanti potrebbero ripetersi in sequenze, in un tempo = m(a[t°-t(stop)/b#]) con m = 1/10^(9+d sec; con d>m) simultaneamente o alternativamente in modo casuale nella struttura dinamica in equilibrio (SDE).
mcs 3°
l'accumulo di massa di n^2 fotoni che inizia nell'intervallo
t = t°-t(stop) potrebbe aumentare se nella fase mcs 2° sopra indicata si accodano #fotoni accumulanti al f* cui segue la p in diminuzione; altri accumuli di massa potrebbero ripetutamente avverarsi in modo discreto; infatti i fotoni accumulati riprendendo la loro p si respingerebbero su versi opposti con medesima direzione e ognuno di essi potrebbe essere oggetto di accumulo di altri #fotoni; la sequenza di accumulo delle fasi (2) e (3) potrebbe ripetersi in sequenze discrete dipendenti dalla quantita' di fotoni presenti nella SDE. Tutti i fotoni che si accoderanno nell'intervallo
t = t°-t(stop) al primo fotone frenante = f* della fase mcs 1° acquisteranno la p/(N.....1) = p* con una decelerazione variabile nel tempo determinata dal f*
mcs 4°
un possibile ulteriore accumulo di massa entro i limiti di tempo nell'urto t°-t(stop) di n^2 fotoni nella fase mcs 1° si concretizzerebbe dall'incontro sulla stessa direzione e con versi opposti di #fotoni accumulanti ai 2 f* (fotoni frenanti) che trasmettono la p* = p/(N....1) ai #fotoni accumulanti.
Se casualmente un numero indeterminato di n^2” dopo l'urto ottenendo 2 f*” con #fotoni” accumulanti, si urterebbero nella stessa direzione e verso opposto con 2f* con #fotoni accumulanti generati da un numero indeterminato di n^2 fotoni, si formera' un complesso con p*/(N....1) + p*”/(N....1) e 2n( f*+#fotoni + f*”+#fotoni”), che da t = t°-t(stop) si passera' a t(stop).
Tutto il complesso perdera' in t(stop) la p e acquistera' Ep; ritornando in seguito in t°-t(stop) e con (p*+p*”) = p/(N.....1), passando in seguito a (p*+p*”) = p/1 = p. ottenendo un ulteriore accumulo di massa. L'evento della fase mcs 4° potrebbe ripetersi innumerevoli volte, da innumerevoli f* aggregati da #fotoni e ogni aggregazione permane nel tempo per il riacquisto di Ep e perdita della p, prima di separarsi dall'aggregazione con p riacquistata. L'evento dell'accumulo di massa dando consistenza alla SDE ricorda l'azione del bosone di Higgs.
mcs 5° - 6° e oltre
si è ipotizzato che casualmente n^2 fotoni si urtano nella stessa direzione perdendo la quantita' di moto p = 0 kgxm/s e mentre riacquistano la p precedente in direzioni opposte si aggregano simultaneamente e posteriormente una quantita' di fotoni a v = c e p = max, parametri che si ridurranno a causa del primo fotone frenante che in fase di accelerazione ha una variabile v<<<<c, con p* = p/N....1<<<<p max
Casualmente – ad esempio in due atomi (A)-(B) di una molecola idrogeno - un numero relativo di fotoni aggregati al fotone frenante impatta con la stessa formazione nella stessa direzione e su versi opposti, annullando la ripresa della c e della quantita' di moto massima; l'evento prima descritto potrebbe ripetersi in un discreto intervallo di tempo (dell'ordine di 10^-9 sec e oltre) con discreto accumulo di massa a v = 0 m/s e p = 0. L'accumulo di fotoni avrebbe un suo centro di massa su cui si eserciterebbe un fascio fotonico proveniente da un mcs (microstato) dell'altro atomo della molecola (es la molecola di idrogeno) distanziando i due atomi da 1 A° a 2 A°. L'energia utilizzata nell'evento di distanziamento implicherebbe:
a) numero dei fotoni (n) della massa (m) con peso: nx10^-54 kg
b) E* = hxfrequenza esercitata sul centro di massa (cm) della m
c) numero dei fotoni del fascio che colpisce il cm, extrapolando:
E*/c^2 = massa dei fotoni del fascio urtante (m*) sul cm;
m*/10^-54 kg = numero fotoni del fascio urtante.
Si potrebbe ipotizzare un altro evento inerente alle dinamiche delle distanze tra due atomi (A,B) della molecola di idrogeno: un atomo (A) con 1 mcs localizzato alla sx dell'area atomica della nostra visuale, che presenta una massa (m) con un centro di massa (cm), che riceve un fascio di fotoni da 1 mcs localizzato alla dx dell'area atomica (A); contemporaneamente e casualmente nell'altro atomo di idrogeno (B) 1 mcs localizzato alla sx dell'area atomica proietta un fascio di fotoni al cm della massa formatasi in 1 mcs localizzato nell'area atomica di dx: l'energia utilizzata dai fasci fotonici determinerebbe la distanza da 1A° a 2A° dei due atomi di idrogeno nella molecola con valutazioni differenti a quelle degli argomenti di a)-b)-c).
L'avvicinamento dei due atomi di idrogeno (A)-(B) potrebbe avvenire invertendo le dinamiche degli eventi di distanziamento in (A) e in (B): un cm di m di 1 mcs localizzato alla dx dell'area atomica di (A), viene colpito da un fascio di fotoni proveniente da 1 mcs localizzato a sx dell'area atomica di (A); contemporaneamente e casualmente 1 mcs, con cm di m, localizzato a sx dell'area atomica di (B), viene colpito da un fascio di fotoni proveniente da 1 mcs localizzato a dx dell'area atomica di (B). Nell'evento ultimo indicato la distanza tra i due atomi della molecola passerebbe da 1 A° a 2A° con valutazioni differenti rispetto gli argomenti di a)-b)-c).