mercoledì 23 dicembre 2020

UN IPOTETICO MCS CORRISPONDENTE AL GRAVITONE

distanza media Terra – Marte = 225x10^6 km

= 2,25x10^8 km

= 2,25x10^11 m





peso fotone = 10^-54 kg

velocita' approssimata fotone = 3x10^8 m/s = c


v = s/t

t = s/v

t = 2,25x10^11 m/3x10^8 m/s

t = 0,75x 10^3 s = 750 s percorso di un fotone dal pianeta

Terra al pianeta Marte



supponiamo - che da un mcs (microstato) di cui si evidenzia

un gravitone da definire, appartenente ad un atomo di

carbonio - (1 uma = 1,66054x10^-24 g = 1/12 del carbonio

(mrC = 12 ) - il numero di gravitoni in un atomo corrisponda

al suo numero atomico Z, e che un atomo di C12 dalla

Terra proietta sei fotoni verso Marte dove dopo 750 s

raggiunge un atomo di Fe (mrFe = 55,85): si forma un

ponte di energia (gravitazionale?) tra il carbonio della Terra e

il ferro di Marte, ma questo ponte non puo' essere costituito

da soli 750sx6 fotoni ed occorre individuare la frequenza del

fotone che si proietta dal carbonio ad una temperatura di

20°C corrispondenti a 293 K, con una lunghezza d'onda di

10^-6 m; la frequenza corrisponderebbe a 10^13 Hz; cio'

significa che in 1 secondo verrebbero proiettati 6x10^13 fotoni

come gravitoni del carbonio 12 ed in 750 s vengono liberati 

7,50x6x10^15 fotoni gravitoni (g-f) = 4,5x10^18 g-f 

comunicanti in un ponte energetico (gravitazionale?) lungo

2,25x10^11m all'atomo di ferro di Marte. Analizziamo il peso 

del C12: 



1,66054x10^-24 g x 12 = 1,992x10^-23 g = 1,992x10^-26 kg

 peso reale di 1 atomo C12 Terra

1,992X10^-26 kg/10^-54 kg = 1,992x10^28 fotoni 1 C12

suddivisi in mcs appartenenti a leptoni, quarks e bosoni.

Gli ipotetici 4,5x10^18 g-f di 1 C12 che partono dallaTerra

verso Marte assumono una forza peso (F = ma) soggetta

all'accelerazione terrestre (g) = 9,81 m/s^2, quindi:

4,5x10^18 g-fx10^-54 Kg = 4,5x10^-36 Kg peso g-f/1 C T

1 Kgxm/s^2 = 1 N

4,5x10^-36 Kgx9,81 m/s^2 = 4,4145x10^-35N fza peso g-f T

4,4145x10^-35 Nx2,25x10^11 m = 9,9326x10^-24 J/750 s

1,3243x10^-26 J/s energia iniziale ponte g-f da 1C12 Terra;

quando i g-f da 1 C12 Terra escono dall'atmosfera terrestre

perdono l'influenza dell'accelerazione del pianeta, ma

rientrando nell'atmosfera di Marte rimangono influenzati dalla

sua accelerazione di gravita' = 3.711 m/s^2, segue:

4,5x10^-36 Kgx3,711 m/s^2 = 1,6699x10^-35 N

1,6699X10^-35 Nx2,25x10^11 m = 3,7573x10^-24 J/750 s

5,0097x10^-27 J/s energia finale ponte g-f da 1C12 Terra a 1

 Fe55,85 Marte



Analizziamo il peso del Fe55,85 (isotopo piu' comune nel

nostro pianeta e presente nel pianeta Marte):

1,66054x10^-24 g x 55,85 (mrFe55,85) = 9,2741x10^-23 g =

= 9,2741x10^-26 kg = peso reale di un atomo Fe55,85

9,2741x10^-26kg/10^-54kg = 9,2741x10^28 fotoni 1Fe55,85

suddivisi in mcs appartenenti a leptoni, quarks e bosoni.

(9,2741x10^28 – 1,992x10^28) fotoni = 7,2821x10^28 fotoni 

pari alla differenza tra Fe55,85-C12, che si distribuiranno in

piu' mcs inerenti a leptoni, quarks e bosoni.

I fotoni del Fe55,85 sono all'incirca 4,7 volte quelli del C12 e

potremmo supporre che nel Fe55,85 ci sono piu' gravitoni che


proiettano piu' fotoni al C12 della Terra; supponiamo, 

ipoteticamente che il numero di gravitoni in un atomo

corrisponda al numero atomico Z di un atomo, e che il mcs 

gravitone del Fe55,85 libera 26 fotoni gravitoni che

raggiungono il C12 della Terra in 750 s ma a quale

frequenza? La temperatura superficiale media di Marte è di

circa 210 K (~-60 °C), ed il Fe55,85 è presente anche su

Marte e libera 26 fotoni ad una frequenza di 10^12 Hz, con

lunghezza d'onda di 10^-5 m; consegue che in 1 secondo

vengono liberati 10^12 fotoni, mentre in 750 s vengono

proiettati 750sx26x10^12 fotoni gravitoni =

= 1,95x10^16 g-f da 1 Fe55,85 Marte

1,95x10^16 g-fx10^-54 Kg (peso fotone) =

= 1,95x10^-38 Kg peso g-f 1 Fe55,85 Marte

1,95x10^-38 Kgx3,711 m/s^2 =

= 7,2364x10^-38 N forza peso g-f 1 Fe55,85 Marte

7,2364x10^-38 Nx2,25x10^11 m =

= 1,6281x10^-26 J/750 s =

2,1708x10^-29 J/s energia iniziale ponte g-f da 1 Fe55,85 

Marte; quando i g-f da 1 Fe55,85 escono dall'atmosfera 

marziana perdono l'influenza dell'accelerazione del pianeta

ma rientrando nell'atmosfera della Terra rimangono 

influenzati dalla sua accelerazione di gravita' = 9,81 m/s^2, 

segue:

1,95x10^-38 Kgx9,81 m/s^2 = 1,9129x10^-37 N fza peso g-f

1,9129x10^-37 Nx2,25x10^11 m = 4,3040x10^-26 J/750 s =

= 5,7386x10^-29 J/s energia finale ponte g-f da 1Fe55,85

Marte a 1 C12 Terra



ogni atomo facente parte di un pianeta ( anche asteroidi,

comete, polveri, nubi gassose) potrebbe emettere ponti di 

gravitoni-fotoni (g-f) intra pianeta, sia come extra pianeta 

stesso sistema, come extra sistema, come extra galassia

rimanendo a sua volta collegato da ponti di g-f 

precedentemente elencati in tempi simultanei o alternati in

sequenza o disordinati, determinando una RETE NEURALE 



DI PONTI G-F TRA TUTTI I PIANETI, SATELLITI E STELLE E

 ALTRO DELL'UNIVERSO, mantenendo con rapporti di 

energia il posizionamento dei pianeti, satelliti e altro con le 

loro stelle (sistemi), con altre stelle, pianeti e altro dell'universo







martedì 8 dicembre 2020

NON SOLO EINSTEIN CON OSSERVAZIONI

 

La relatività rimane la teoria più accreditata per spiegare i fenomeni

fisici che osserviamo. Tuttavia la relatività, come sappiamo non si

concilia con la meccanica quantistica che spiega con estrema 

precisione le proprietà delle particelle subatomiche ma non 

considera una delle quattro forze fondamentali della natura, la 

gravità.


La meccanica quantistica si basa sul fatto che piccole parti che

compongono l’universo sono discrete o quantizzate. Le particelle

che compongono la luce, non vengono emessi in un flusso continuo

come un rivolo d’acqua ma a pacchetti, i fotoni.


Alcuni teorici hanno ipotizzato che, forse, lo stesso spazio-tempo

potrebbe esistere anche in questi blocchi quantizzati e questo, se si

rivelasse vero, potrebbe contribuire a collegare la relatività e la 

meccanica quantistica.




Einstein teorizza che la massa con la sua gravita' curva lo spazio

come la Terra curva la luce del sole, influenzando il tempo e quindi

ogni massa costruisce intorno a se un reticolo spaziotemporale:

come per la Terra, il Sole, Marte, Nettuno, la Luna, un asteroide, un

masso, un fotone. Quale puo' essere l'effetto dello spaziotemporale

di un fotone? Il fotone si asserisce, con la ricerca sperimentale di 

alcuni scienziati, avere una massa di 10^-54 Kg e i fotoni che 

consideriamo hanno una velocita' pari a: c = 299.792.458 m/s; 

consideriamo allora la c come velocita' costante della luce e il fotone

con massa inerziale (mi); e quale sarebbe la sua massa a riposo (m°)?

Dalle formule della relativita' calcoliamo la m°


mi = m°/ (1-v^2/c^2)^1/2 con v = c

m° = mi x (1-c^2/c^2)^1/2

m° = mi x (1-1)^1/2

m° = mi x 0

m° = 0


Si evidenzia una discrepanza di calcolo: ci potrebbe essere una

valutazione inefficiente: supponiamo allora che c 

non sia la velocita' costante del fotone che sia

m° = 10^-54 Kg massa del fotone a riposo e che la

sua massa in movimento (m+) sia da calcolare


m+ = m°/ (1-v^2/c^2)^1/2 con v = c

m+ = m°/ (1-1)^1/2

m+ = m°/ 0

m+ = infinito

ma la massa non a riposo di un fotone non puo' essere grande come

l'universo che sia infinito e occorrerebbe un'energia infinita per far 

muovere il fotone e il nostro universo teorizzato con il big-bang si è 

generato con un'energia definita.


sul pianeta Terra il fotone è soggetto come tutte le masse 

all'accelerazione di gravita' = 9,81 m/s^2; quindi il suo peso

 corrisponde a 9,81x10^-54 N


SPAZIO E TEMPO: CONCETTUALITA' UMANA?

Lo spazio è un concetto mentale della distanza tra due o piu' oggetti; spazio che puo' essere riempito da diverse sostanze, dando inconsistenza dello spazio come massa e privo di curvature. Lo spazio è definito dal tempo, anch'esso concetto mentale dell'uomo, per valutare il susseguirsi degli eventi che per avverarsi non necessitano del tempo, vedi la nascita dell'universo e la sua evoluzione, ma è il tempo come concetto mentale che interpreta le sequenze degli eventi senza tempo. E' la mente dell'uomo che necessita di valutare il susseguirsi degli eventi con il tempo e lo spazio....come per i 13,8 miliardi di anni dalla nascita ed evoluzione dell'universo, fino agli insignificanti ultimi 200000 anni quando una specie (Homo sapiens) umana migro' dall'Africa per espandersi nel pianeta per gestirlo e sfruttarlo come un essere superiore e divino, creando nella sua mente il concetto di spazio e di tempo.



Facciamo la seguente osservazione: misuriamo la forza di gravita' tra la Terra e un fotone:


massa Terra: 5,972x10^24 Kg

massa fotone: 10^-54 Kg

peso fotone Terra = 9,81x10^-54 N

G = 6,67x10^-11 m^3/Kgxs^2

d 1 = 3x10^8 m

d 2 = 10^5 m

d 3 = 10^3 m

d 4 = 10 m

d 5 = 1 m


a) F = 

6,67x10^-11m^3xKg^-1xs^-2x5,972x10^24Kgx9,81x10^-54N

(Kgxm/s^2 = N) =

= 3,9076x10^-39/9x10^16 m^2 = 4,3417x10^-55 N


b) 3,9076x10^-39/10^10 m^2 = 3,9076x10^-49 N


c) 3,9076x10^-39/10^6 m^2 = 3,9076x10^-45 N


d) 3,9076x10^-39/10^2 m^2 = 3,9076x10^-41 N


e) 3,9076x10^-39/1^2 m^2 = 3,9076x10^-40 N

approssimativamente si puo' osservare che nel giro di 1 sec il fotone avvicinandosi alla Terra subisce una forza che aumenta di quasi 2 miliardi di N

supponiamo ora che da 1 H del Sole parte 1 fotone-gravitone che raggiunge la Terra e osserviamo la forza gravitazionale di questo evento paragonando gli eventi precedenti (a,b,c,d,e percorsi complessivamente in 1 sec) :

tempo (t) distanza Sole-Terra = 499 s

accelerazione gravitazionale Sole = 274 m/s^2

499sx1g-fx10^19Hz = 4,99x10^21 g-f da 1 H

4,99x10^21 g-f/1 Hx274xmxs^-2x10^-54 Kg (peso fotone Sole) =

= 1,3672x10^-30 N peso g-f/1 H/t

1,3672x10^-30 Nx1,496x10^11 m (distanza Terra-Sole) =

2,0453x10^-19 J/t =

= 4,0987x10^-22 J/s energia g-f/1H Sole ponte fotonico S-T

importante osservazione: l'accelerazione gravitazionale solare è 27,93 volte superiore a quella terrestre, quindi il pf parte con un'energia di 4,0987x10^-22 J/s dal Sole per attenuarsi  sulla Terra con un'energia di 1,4674x10^-23 J/s

La differenza apparente tra l'energia del ponte fotonico (pf) S-T dei gravitoni di 1 H e della forza gravitazionale fra Terra e fotone, tiene conto che il pf parte da 1 H del Sole che come fonte di energia eroga gravitoni-fotoni (1) alla frequenza di 10^19 Hz in 499 s; mentre 1 fotone si trova alla distanza di 3x10^8 m dalla Terra senza valutare la sua frequenza, l'origine della fonte e il tempo percorso per raggiungere la Terra alla distanza sopra indicata: l'esempio del fotone solitario potrebbe riguardare un concetto mentale, utile come paragone ma ma non realizzabile nella realta'




EFFETTO SAGNAC.....le contraddizioni


Consideriamo un osservatore fermo in una posizione sulla

terra. Se il nostro osservatore potesse inviare due segnali 

luminosi intorno alla terra stessa, facendo compiere ai due

raggi un giro completo lungo un parallelo di riferimento,

muovendosi in due direzioni opposte, uno verso est e uno

verso ovest, per l’effetto Sagnac l’osservatore vedrebbe 

ritornare i segnali nella sua posizione in due momenti diversi.

È un’asimmetria della velocità della luce, incontrata quando i

segnali luminosi percorrono la circonferenza di un disco in

rotazione in verso contrario. Una probabile spiegazione

sarebbe che i segnali si siano mossi a velocità diverse,

percorrendo lo stesso spazio in tempi differenti.


Osservazioni:

1) i 2 raggi luminosi partono in senso orario e antiorario nel 

punto A a livello equatore

2) velocita' rotazionale equatore Terra = 463,3 m/s

3) circonferenza equatore Terra (ceT) = 4,0075x10^7 m

4) il punto A si pone sull'equatore

5) in t° = 0 sec partono i 2 raggi luminosi con v = c in senso 

orario e antiorario

6) in t = 1 sec il punto A si è spostato di 463,3 m in senso 

antiorario; allungando di 463,3 m il percorso raggio luce in 

senso antiorario; accorciando di 463,3 m il percorso raggio 

luce in senso orario

7) 4,0075x10^7 m (ceT)/299.792.458 mxs^-1 =

= 0,133675811 sec impiegati teoricamente dai 2 raggi

luminosi percorrendo l'equatore terrestre

8) 463,3 m/299.792.458 mxs^-1 =

0,000001545 sec compiuti dalla luce ad ogni 463,3 m

inerente allo spostamento al secondo di un punto fisso

basato sulla circonferenza equatoriale


a) tempo percorso raggio luminoso in senso antiorario come il 

punto A:

0,133675811 s + 0,000001545 s = 0.133677356 s

b) tempo percorso raggio luminoso in senso orario, contrario 

allo spostamento punto A:

0,133675811 s – 0.000001545 s = 0,133674266 s

a') al primo secondo partenza raggio luminoso il punto A si 

sposta nel punto A' segue AA' = +463,3 m che compiera' in 

piu' il raggio antiorario

b') al primo secondo di partenza il raggio orario anticipera' 

l'incontro del punto A in A” segue A”A = -463,3 m compiuti in 

meno nel suo percorso

ad ogni secondo percorso del punto A il raggio antiorario fara' 

un percorso maggiore (+463,3 m), mentre il raggio orario fara' 

un percorso minore (-463,3 m). L'interferometro segnera' 

apparentemente tempi diversi al passaggio dei 2 raggi 

luminosi ma la velocita' della luce rimane costante pari a c = 

299.792.458 m/s




UNA CONTRADDIZIONE SULLA RESTRIZIONE DI UNA

 LUNGHEZZA NELLA RELATIVITA'


ç = fattore di Lorentz

ç = 1/(1-v^2/c^2)^1/2 è un coefficente adimensionale utile

nell'interpretare la diltazione del tempo e la contrazione della

lunghezza


L° = lunghezza di corpo in quiete

L = lunghezza di corpo in movimento


L° = çxL

L = L°/ç =

= (1-v^2/c^2)^1/2xL° formula contrazione lunghezza

L < L°



Quando una navetta spaziale rientra nell'atmosfera terrestre,  

a122 chilometri di quota, l'attrito con le molecole d'aria

provoca un forte surriscaldamento della sua superficie

esterna, fino a 1700 gradi centigradi. Come osservatore in

quiete dalla Terra, conoscendo la L° della navetta spaziale, la

sua velocita' calcolo la sua contrazione lunghezza, ma mi

rammento che un corpo in surriscaldamento è soggetto a

dilatazione termica, in lunghezza, in superficie, in volume:


#dilatazione termica lineare:

L - L° = §xL°x(T – T°)

§ = coefficiente termico


dilatazione termica superficie:

S – S° = #xS°x(T – T°)

# = 2§


dilatazione termica volumetrica:

V – V° = &xV°x(T- T°)

# = 3§


in questa contraddizione quale procedura applico per definire

l'evento? Dal sistema di riferimento in moto l'osservatore in

quiete osserva accorciarsi l'allungamento di un corpo con 

velocita' discreta, ma mi rammento che tale evento è nella 

quotidianita' del giorno: vedo macchine e persone 

rimpicciolirsi allontanandosi dal sottoscritto, come le vedo 

ingrandire quando mi avvicinano, posso definire questo 

evento come una percezione sensoriale soggettiva, scarsa di

prove sperimentali, elaborata dalle aree associative cerebrali 

definendo l'evento. La dilatazione termica è provata

sperimentalmente e piu' soggetta a credibilita' ed esclusa da 

percezione sensoriale soggettiva.




lunedì 14 settembre 2020

INTUIZIONE NELLA MODALITA' D'URTO DEI FOTONI ALL'INTERNO DI UNA SDE = STRUTTURA DINAMICA IN EQUILIBRIO (INSIEME DI MICROSTATI)

 

Dopo la probabilita' di fotoni che si urtano, precedentemente descritti in T1 e T2 e la formazione di fotoni energizzati che influenzano la frequenza del fotone e la formazione di antimateria, passiamo a ipotizzare altre modalita' d'urto tra fotoni.

(microstato = mcs) 1°

un numero indeterminato di 2 fotoni = n^2 si scontrano con urto elastico nella stessa di direzione con versi opposti, arrestandosi nell'istante t(stop), acquistando energia potenziale = Ep; non sappiamo la configurazione del fotone, se sferica, cubica, poliedrica ecc, comunque sia potrebbe essere dotata (da n......§) protuberanze di forma conoide ognuna di:

volume = r^2x3,14xh/3 e di superficie laterale = (3,14xrxapotema), con possibile variazione di r, h e apotema; nell'urto tra 2 fotoni si genera una Ep – pari all'energia cinetica = Ec assorbita - dovuta dal numero y di protuberanze represse n-y; inerenti alla zona d'urto, creando un'onda energetica potenziale = Ep' alle rimanenti protuberanze z = n-y, in cui la massa del fotone e sua superficie rimangono invariati; segue dopo un tempo susseguente = t°-t(stop), che i fotoni riacquistano la loro p (quantita' di moto) preceduti da un'accelerazione causata dalla Ep accumulata nell'urto elastico (le protuberanze represse simil conoidi dei due fotoni riacquistano la forma conoide o di altra forma, spinte dalla Ep' accumulata): quindi con questa modalita' d'urto i due fotoni variano la loro p. Rimangono indeterminati – nel tempo - dal lato numerico i punti di incontro dei fotoni con la modalita' prima indicata. Quindi dopo il ristabilirsi delle protuberanze fotoniche i 2 fotoni si respingono iniziando a recuperare (in 1/10^9+x sec) la loro p tramite un'accelerazione con p*= p/(N.....1) con N>>>1; al termine dell'accelerazione segue la p ristabilita, con p* = p/1 = p.



mcs 2°

casualmente un numero discreto (n) di 2 fotoni = n^2 che si urtano frontalmente - dipendente dalla modalita' (mcs 1°) - nello svolgersi dell'intervallo di tempo = [t°-t(stop)]n, con il riacquisto parziale della loro p* = p/(N......1) dopo l'urto, lungo la loro direzione con versi opposti – possono essere nuovamente urtati da una quantita' discreta di fotoni (#):

([t°-t(stop)]/[(#)])n - aventi stessa direzione e verso, accumulandosi dietro il fotone frenante = f* – della fase (mcs 1°) - che sta riprendendo la sua p* = p/(N.....1); la sua accelerazione ha una v* variabile inferiore a quella della luce c: v*<<<c e quindi oppone relativamente resistenza ai fotoni che lo urtano e come una molla elastica si accumulano dietro di lui, acquistando la stessa p* = p/(N....1)<p, in (t°-t(stop)n con #fotoni accumulanti, in 1/10^9+m sec (con m>x).

L'accumulo di fotoni determinerebbe acquisto di Ep – con la stessa modalita' della fase (mcs 1°) - sulla superficie di contatto di tutti i fotoni coinvolti: nel primo fotone (il fotone frenante = f* con v*<<<<c) con p* = p/(N....1) la sua Ep è in fase di smaltimento, mentre il 1° fotone# si aggiunge al f* – nella zona d'urto - con n-y' protuberanze simil conoidi represse nella sua superficie anteriore (ma non varia quella totale), disponibili ad essere spinte da una Ep' analoga a (mcs 1°), mentre gli altri fotoni che si accumulano da 1......# acquistano Ep con repressione delle forme conoidi e Ep' pronte a spingere le protuberanze represse analogalmente alla fase (mcs 1°) - nelle zone d'urto - della superficie anteriore e posteriore di ogni fotone tranne l'ultimo della serie che ha una sola repressione delle forme conoidi e Ep' – nella zona d'urto - della superficie anteriore, e la sommatoria delle p dei fotoni urtanti si conformerebbe al primo fotone frenante f* la c, con p* = p/(N.....1) - passando ognuno - sotto decelerazione variandola continuamente nell'ambito dell'intervallo di tempo t°-t(stop).

In un ipotetico evento con urto di n^2 fotoni (che poi diventeranno f*) in a[(t°-t(stop)]/b[(#)] con a = n simultanei di intervalli di tempo; b = n di #fotoni aggiunti ad ogni intervallo di tempo, si evidenzierebbe accumulo di massa, in cui i fotoni accumulanti potrebbero ripetersi in sequenze, in un tempo = m(a[t°-t(stop)/b#]) con m = 1/10^(9+d sec; con d>m) simultaneamente o alternativamente in modo casuale nella struttura dinamica in equilibrio (SDE).





mcs 3°

l'accumulo di massa di n^2 fotoni che inizia nell'intervallo

t = t°-t(stop) potrebbe aumentare se nella fase mcs 2° sopra indicata si accodano #fotoni accumulanti al f* cui segue la p in diminuzione; altri accumuli di massa potrebbero ripetutamente avverarsi in modo discreto; infatti i fotoni accumulati riprendendo la loro p si respingerebbero su versi opposti con medesima direzione e ognuno di essi potrebbe essere oggetto di accumulo di altri #fotoni; la sequenza di accumulo delle fasi (2) e (3) potrebbe ripetersi in sequenze discrete dipendenti dalla quantita' di fotoni presenti nella SDE. Tutti i fotoni che si accoderanno nell'intervallo

t = t°-t(stop) al primo fotone frenante = f* della fase mcs 1° acquisteranno la p/(N.....1) = p* con una decelerazione variabile nel tempo determinata dal f*




mcs 4°

un possibile ulteriore accumulo di massa entro i limiti di tempo nell'urto t°-t(stop) di n^2 fotoni nella fase mcs 1° si concretizzerebbe dall'incontro sulla stessa direzione e con versi opposti di #fotoni accumulanti ai 2 f* (fotoni frenanti) che trasmettono la p* = p/(N....1) ai #fotoni accumulanti.

Se casualmente un numero indeterminato di n^2” dopo l'urto ottenendo 2 f*” con #fotoni” accumulanti, si urterebbero nella stessa direzione e verso opposto con 2f* con #fotoni accumulanti generati da un numero indeterminato di n^2 fotoni, si formera' un complesso con p*/(N....1) + p*”/(N....1) e 2n( f*+#fotoni + f*”+#fotoni”), che da t = t°-t(stop) si passera' a t(stop).

Tutto il complesso perdera' in t(stop) la p e acquistera' Ep; ritornando in seguito in t°-t(stop) e con (p*+p*”) = p/(N.....1), passando in seguito a (p*+p*”) = p/1 = p. ottenendo un ulteriore accumulo di massa. L'evento della fase mcs 4° potrebbe ripetersi innumerevoli volte, da innumerevoli f* aggregati da #fotoni e ogni aggregazione permane nel tempo per il riacquisto di Ep e perdita della p, prima di separarsi dall'aggregazione con p riacquistata. L'evento dell'accumulo di massa dando consistenza alla SDE ricorda l'azione del bosone di Higgs.



mcs 5° - 6° e oltre

si è ipotizzato che casualmente n^2 fotoni si urtano nella stessa direzione perdendo la quantita' di moto p = 0 kgxm/s e mentre riacquistano la p precedente in direzioni opposte si aggregano simultaneamente e posteriormente una quantita' di fotoni a v = c e p = max, parametri che si ridurranno a causa del primo fotone frenante che in fase di accelerazione ha una variabile v<<<<c, con p* = p/N....1<<<<p max

Casualmente – ad esempio in due atomi (A)-(B) di una molecola idrogeno - un numero relativo di fotoni aggregati al fotone frenante impatta con la stessa formazione nella stessa direzione e su versi opposti, annullando la ripresa della c e della quantita' di moto massima; l'evento prima descritto potrebbe ripetersi in un discreto intervallo di tempo (dell'ordine di 10^-9 sec e oltre) con discreto accumulo di massa a v = 0 m/s e p = 0. L'accumulo di fotoni avrebbe un suo centro di massa su cui si eserciterebbe un fascio fotonico proveniente da un mcs (microstato) dell'altro atomo della molecola (es la molecola di idrogeno) distanziando i due atomi da 1 A° a 2 A°. L'energia utilizzata nell'evento di distanziamento implicherebbe:

a) numero dei fotoni (n) della massa (m) con peso: nx10^-54 kg

b) E* = hxfrequenza esercitata sul centro di massa (cm) della m

c) numero dei fotoni del fascio che colpisce il cm, extrapolando:

E*/c^2 = massa dei fotoni del fascio urtante (m*) sul cm;

m*/10^-54 kg = numero fotoni del fascio urtante.




Si potrebbe ipotizzare un altro evento inerente alle dinamiche delle distanze tra due atomi (A,B) della molecola di idrogeno: un atomo (A) con 1 mcs localizzato alla sx dell'area atomica della nostra visuale, che presenta una massa (m) con un centro di massa (cm), che riceve un fascio di fotoni da 1 mcs localizzato alla dx dell'area atomica (A); contemporaneamente e casualmente nell'altro atomo di idrogeno (B) 1 mcs localizzato alla sx dell'area atomica proietta un fascio di fotoni al cm della massa formatasi in 1 mcs localizzato nell'area atomica di dx: l'energia utilizzata dai fasci fotonici determinerebbe la distanza da 1A° a 2A° dei due atomi di idrogeno nella molecola con valutazioni differenti a quelle degli argomenti di a)-b)-c).




L'avvicinamento dei due atomi di idrogeno (A)-(B) potrebbe avvenire invertendo le dinamiche degli eventi di distanziamento in (A) e in (B): un cm di m di 1 mcs localizzato alla dx dell'area atomica di (A), viene colpito da un fascio di fotoni proveniente da 1 mcs localizzato a sx dell'area atomica di (A); contemporaneamente e casualmente 1 mcs, con cm di m, localizzato a sx dell'area atomica di (B), viene colpito da un fascio di fotoni proveniente da 1 mcs localizzato a dx dell'area atomica di (B). Nell'evento ultimo indicato la distanza tra i due atomi della molecola passerebbe da 1 A° a 2A° con valutazioni differenti rispetto gli argomenti di a)-b)-c).




lunedì 29 giugno 2020

Interpretazione degli ipotetici microstati nelle particelle elementari.






All'inizio del nostro universo, altri possibili universi estinti con la presenza di fotoni a v = 0 m/s ripartiti a diverse concentrazioni come materia oscura: galassie e percorso fotoni intra ed extra galattici ecc - ed in una finestra spazio-temporale da determinare - galassie estinte della materia oscura spinte ad avvicinarsi a causa della presenza di nuovi universi privi di energia che si aggiungono alla materia oscura – con energia gravitazionale maggiore di zero ( Eg = GMm/d>0 ) determinano un impulso:
I = Fx(delta)t = Fx(t2-t1) = (mv2-mv1); l'impatto è paragonabile all'azione di un cannone che mette in movimento un numero altissimo di fotoni che acquistano energia massima: E = mxc^2. La densita' dei fotoni nei primi istanti di vita del nostro universo è altissima con infiniti urti tra di loro.
I fotoni nel loro percorso compiono un lavoro condizionato dal tempo esprimendosi in una potenza P° = lavoro/tempo con tempo prossimo allo zero corrispondente a T° = tempo inizio universo, la potenza di ogni fotone spinto dall'impulso I è prossima all'infinito. La teoria del Big Bang ipotizza che sono passati 13,8 miliardi di anni dall'inizio dell'universo, quindi la potenza P° dovrebbe essere diminuita:
P(attuale) = lavoro/13,8 miliardi di anni, quindi P(attuale)<<<P°......ma è stato compiuto lavoro per 13,8 miliardi di anni:

3x10^8 m:1 sec = x:13,8x10^9x3,2x10^7 sec
indica il percorso che compie un fotone in 1 sec e dai secondi ottenuti in 13,8 miliardi di anni ottengo i metri percorsi da un fotone per it tempo prima indicato

x = 1,4x10^24 m percorsi da un fotone in 13,8 miliardi di anni
P = 10^-54 N(massa del fotone)x(1,4x10^24m)/44,16x10^16 sec
P = 3,17x10^-48 J/s(Watt) per fotone

N.B. Discrepanza tra la velocita' della luce pari a 3x10^8 m/s e la velocita' ottenuta dividendo lo spazio percorso in 13,8 miliardi di anni da un fotone e tempo percorso, segue:
1,4x10^24 m/44,16x10^16 sec = 0,0317x10^8 m/s con riduzione dell'1,023% della c; quindi il fotone ha perso quella sua energia in 13,8 miliardi di anni? Da un semplice calcolo risulta che tra
13,48x10^11 miliardi di anni il fotone perderebbe la sua totale energia e raggiungerebbe v = 0 m/s e si estingue il nostro universo: tutto cio' è attendibile? Come esempio della perdita di energia del fotone nel tempo, sappiamo che la luce impiega 8,33 minuti per percorrere il passaggio dal Sole alla Terra; mentre con una riduzione di energia dell'1,023 % del fotone quest'ultimo impiega 78,8 minuti per percorrere i 150 milioni di km che distanziano tra il sole e la Terra: è attendibile?
N.B. La discrepanza sopra indicata potrebbe essere rivalutata ottenendo l'energia di un fotone con la massima frequenza = 30 Hz con E = hxfrequenza; moltiplicando il tempo percorso in 13,8 miliardi di anni per la frequenza massima/ sec otterrei l'energia totale di un fotone:
44,16x10^16 secx30 Hz = 1,325x10^19 J per fotone

E = m(fotone)xv^2 = 1,325x10^19 J = 10^-54 Nxv^2
v = (1,325x10^19 J/10^-54 N)^1/2
v = (1,325x10^73 m/s)^1/2 = 3,64x10^36 m/s diversissima dalla c, ma comprensibile perche' è stata calcolata l'energia come se la massima frequenza di 30Hz persistesse in tutto il tempo percorso dall'inizio dell'universo, MENTRE HA PERSO ENERGIA NEL TEMPO, cio' si evidenzia con l'esistenza di Hz appartenenti a caratteristici fotoni e di minor energia ai 30 Hz prima valutati, che nell'evolversi dell'universo si sono caratterizzati. Sappiamo che il fotone ha una massa = 10^-54 Kg e conosciamo la c = 3x10^8m/s; quindi E = mxc^2 = h(Plank)xfrequenza; m, h e c sono conosciuti, QUINDI SARA' L'ENERGIA A VARIARE MANTENENDO COSTANTI LA MASSA DEL FOTONE, LA VELOCITA' E LA COSTANTE DI PLANK VARIANDO LA FREQUENZA:

mxc^2/hxfrequenza = Energia.

Nell'evolversi del nostro universo il fotone si muove a frequenze diverse determinando oscillazioni energetiche, quindi esistono in diverse regioni dell'universo energie dovute a fotoni a determinata frequenza che creano densita' differenti di fotoni.



Quindi in P una quantita' di fotoni – a v = 0 m/s - sotto impulso iniziano a muoversi ed a urtarsi in tutte le direzioni, aumentando notevolmente la temperatura ed espandendosi nello spazio. Gli urti tra fotoni ad elevata energia avvengono casualmente e determinano l'esistenza di strutture dinamiche in equilibrio che sono l'equivalente delle particelle elementari strutturate in microstati con entropia

S = K(Boltzman)xlnW
Kb = 1,38x10^-23 J/K
W = numero dei microstati




                                               gluone e quark nel nucleo atomico



Una possibile rappresentazione intuitiva e logica di un microstato è che un certo numero pari di fotoni si urtino frontalmente in un tempo T1, ed un certo numero dispari di fotoni si urtino frontalmente in un tempo T2: il fotone dispari non urtandosi fuoriesce dalla struttura dinamica in equilibrio raggiungendo un'altra possibile struttura dinamica in equilibrio (particelle elementari). T1 e T2 possono avvenire nello stesso tempo o in tempi diversi in tutte le direzioni degli assi cartesiani x-y-z ed in tutte le zone-punti dei quadranti degli assi cartesiani. Una ipotetica condizione nel trasporto di colore (carica elettrica o massa) da parte dei gluoni (bosoni) che trasportano anche anti-quark anti-colore è il chiedersi come si crea l'antimateria nel nucleo. Altra condizione degli urti tra fotoni che si muovono alla velocita' della luce è che un fotone puo' essere ripetutamente colpito casualmente da piu' fotoni in sequenza, nella stessa direzione e verso che aumenterebbero la frequenza del fotone e quindi la sua energia, si genererebbero all'interno del nucleo centri di accumulo di energia; lo scontro frontale casuale tra fotoni ad alta energia – che potrebbero essere ulteriormente energizzati da fotoni ad alta energia provenienti dai centri di accumulo, muovendosi nella stessa direzione e verso – non coinvolgerebbe gli scontri con fotoni non energizzati: quest'ultimi avendo meno energia determinano una densita' inferiore (D = M/V), mentre il suo aumento è creato dalla alta energia provocata da fotoni energizzati; senza urti tra fotoni energizzati e non - (come esempio puntiamo le dita delle nostre mani una contro l'altra e invece di urtarle farle slittare negli interspazi delle dita della mano contraria, mentre una mano scorre molto piu' veloce dell'altra) - decaderebbe la struttura dinamica in equilibrio, si annichilirebbe liberando onde elettromagnetiche (fotoni ad alta frequenza e non). Quindi i gluoni che occupano il 99% del nucleo si conformerebbero in microstati per trasportare l'anticolore insieme al colore tra un quark e l'altro; nei microstati dei gluoni si costituirebbero i centri di accumuli di energia, mentre lo scontro tra fotoni ad alta energia e non avverrebbe ai limiti del gluone con il quark destinato all'annichilazione.



PERCHE' LA VEOCITA' DEL FOTONE ARRIVA A 0 METRI/SECONDO FACENDO PARTE DELLA MATERIA OSCURA? All'inizio del nostro universo o di altri universi l'impulso determinato da diverse concentrazioni della materia oscura genera tutta l'energia iniziale e massima che avra' quell'universo. Conoscendo la massa di un fotone pari a 10^-54 kg possiamo valutare, con la costante di Plank, la sua energia all'inizio dell'universo; consideriamo il tempo di impatto pari a t = 10^-10000000000 sec, E(fotone) = hxfrequenza = 6,626x10^-34 Jxsec/10^-10000000000sec(1/t). Con 1/t si indica la frequenza del fotone che all'inizio dell'universo crea la prima lunghezza d'onda da t = 0 sec a t = 10 miliardesimi di secondo. E(inziale universo) = 6,626x10^9.999.999.966 J per fotone.
La massa dell'universo osservabile è pari a 1,746x10^45 kg = al 14% dell'universo, mentre la materia ed energia oscura sarebbero presenti nelluniverso al 86% = 10,7254x10^45 kg e con buona approssimazione il peso totale dell'universo sarebbe di 1,3x10^46 kg; se dividiamo quest'ultimo peso con quello di un fotone: 1,3x10^46 kg/10^-54 kg = 1,3x10^100 fotoni costituenti il nostro universo. Se moltiplichiamo l'energia di un fotone corrispondente al tempo iniziale dell'universo
t = 10^-10000000sec, per tutti i fotoni presenti nell'universo otteniamo un'energia iniziale pari a:

a) E(iniziale universo) = 6,626x10^9.999.999.966 J per fotone
1,3x10^100 fotonix6,626x10^9.999.999.966 J = 8,6138x10^10.000.000.007 J (calcolo approssimato).
Se ci approssimiamo alla teoria del Big Bang con t = 10^-43 sec; l'energia iniziale di un fotone corrisponderebbe a E = 6,626x10^-34 Jxs/10^-43 sec(1/t) = 6,626x10^9 J per fotone; con 1/t si indica la frequenza del fotone che all'inizio dell'universo crea la prima lunghezza d'onda da t = 0 sec
a t = 10^-43 sec determinando la prima lunghezza d'onda
b) E(iniziale universo) = 1,3x10^100 fotonix6,626x10^9 J = 8,6138x10^109 J (calcolo approssimato) sara' la E iniziale dell'universo a determinare la sua evoluzione costituendo basi di strutture dinamiche in equilibrio con dimensioni diverse importanti per l'esistenza dello stesso atomo.
Osservando i calcoli approssimati di a) e b) di riscontra una notevole discrepanza energetica pari a:
8,6138x10^10.000.000.007 J/8,6138x10^109 J = 10^999.999.891 J
dalla quantita' di moto di un fotone (p) posso extrapolare la prima lunghezza d'onda formatasi all'inizio dell'universo;
utilizzando: (1) energia/c = (2) h(Plank)/ lunghezza d'onda; uguagliando
(1) = (2) segue: lunghezza d'onda = h(Plank)xc/energia
lunghezza d'onda (a) = (6,626x10^-34 Jxs) x (3x10^8 m/s)/6,626x10^9.999.999.966 J
(a) = 3x10^-9.999.999.992 m
lunghezza d'onda (b) = (6,626x10^-34 Jxs) x (3x10^8 m/s)/6,626x10^9 J
(b) = 3x10^-35 m